sabato 18 ottobre 2014
INDIJA (Serbia) 18 ottobre 2014
INDIJA Serbia.
Poco prima di Budapest il Danubio piega decisamente verso sud. Pedalando verso est avevamo un forte vento contrario. Speravamo almeno di averlo poi di fianco ed invece anche pedalando verso sud il vento era sempre contrario. Se dovessi definire l'Ungheria con una parola, la definirei Ventosa.
Andando verso il confine con la Serbia, ci ha sorpreso la pioggia. L'ultima giornata in Ungheria e stasta di pioggia intensa. Abbiamo attravewrsato il confine con la Serbia a Bezdan, cittadina serba a 10 km dalla dogana ungherese e a 4 km da quella croata. Dovevamo solo passare ed entrare subito in Croazia, ma la pioggia intensa ci ha costretti ad una sosta qui. Paesone di campagna, visto con la pioggia e il maltempo ancora piu grigio. La pioggia mi ha bagnato tutto. La giacca, I pantaloni ed I copriscarpe mi hanno tenuto asciutto. Ma I borsoni si sono parzialmente allagati. Ho bagnato meta del vestiario e ho bagnato completamente passaporto e carte geografiche. Avera bagnato completamente il passaporto mi ha fatto particolarmente incazzare. Ho dovuto aprire le pagine una per una e mettere in mezzo della carta igienica. La foto e rim,asta sbiadita. Per vedere se e ancora utilizzabile l'ho poi presentato in uscita alla dogana croata: al vedere la foto slavata la ragazza e rimasta un po perplessa, ma mi ha fatto passare. Al successive ingress in Serbia nessun problema. Le carte geografiche le ho distese per tutto il corridoio della pensione dove eravamo. Comunque si e asciugato tutto.
A Bezdan abbiamo comunque mangiato un gran piatto di CEVAPI con patate fritte e cipolla cruda, consigliatoci da una gentile ragazza che stave mangiando vicino a noi e che parlava un po italiano.
Il giorno dopo partenza da Bezdan con cielo grigio, pioggia, nebbia. Alle sette del mattino c'era gia il mercato con le bancarelle pronte.
Mercato reso triste dalla pioggia e maltempo. Solo persone anziane, donne e uomini anziani, con visi tra il triste e il rassegnato. Ma comunque non tanto rassegnati perche continuano la loro vita.
Passiamo in Croazia e arriviamo a Osijek. Qui circa una ventina di anni fa si sono combattuti tra croati e serbi.
Le nostre bici hanno bisogno di una controllatina percio decidiamo di fare tappa qui.
Citta vivace, sede universitaria, bella. Grande quasi quanto Ferrara.
Ci interessano notizie della Guerra. Parliamo un po con un signore che sta raccogliendo firme contro la privatizzazione delle autostrade. E' serbo, dice che qui di morti ce ne sono stati pochi. Sembra che non abbia tanta voglia di parlare di Guerra.
Ho chiesto qualcosa alla signora della reception. Cade dalle nuvole: Guerra? Qui non c'e mai stata nessuna Guerra.
Forse voglia di dimenticare. La Croazia e nella comunita europea, La Serbia cerca di entrarci, fra poco non ci saranno piu frontiere, forse ci sara la stessa moneta, le stesse leggi. E allora cosa e servitor spararsi solo vent'anni fa?
Forse I nostri telegiornali esageravano. Pero sui palazzo si vedono I fori dei proiettili.
Il palazzo a destra guardando la cattedrale e completamente pieno di fori di proiettili. Il muro di fronte alla nostra camera e crivellato.
Vucovar, altra cittadina con ricordi di Guerra, ricorda un grosso paesone di campagna.
Nella prima periferia spicca l'acquedotto crivellato da colpi d'artiglieria. In cima la bandiera croata, sventola lentamente nel vento, con I bordi semi sbrindellati.
Rientriamo in Serbia a Backa Palanka. Un po prevenuti, il breve passaggio di tre giorni prima per la Serbia, ci aveva mostrato un paese un po sotto tono.
Entrando in Backa Palanka mi sono venute in mente certe cittadine dell'India e della Rep. Dominicana: forse perche era la prima volta durante il nostro viaggio in cui vedevo
la gente vivere nelle strade, Cioe la gente che cammina, parla, lavora, lungo le strade.
Nome strano per una citta, chissa cosa vuol dire. Tanti bar, tanti negozi, bei negozi, qualcuno con merce un po di scarsa qualita. Si vede chiaramente che il tenore di vita e diverso che dalla vicina Croazia. Oggi, un ragazzo che veniva a lavorare stagionalmente in Italia, a raccogliere mele e uva a Mezzocorona, mi ha detto che lo stipendio medio di un operaio, in Serbia, e sui 300/400 euro. Quelli fortunate che hanno un lavoro fisso.
Oggi, a Futog, poco prima di Novi Sad, un mercato di 'coltivatori diretti, serbi. Una lunga fila di trattori con rimorchio lungo il bordo della strada, con I contadini sul rimorchio a vendere I loro prodotti.
Quasi tutti vendevano cavoli cappucci e patate. Mi fermo a fare qualche foto e un ragazzo da sopra il suo rimorchio mi chiama e in un buon inglese mi chiede da dove veniamo. Poi insiste per ragalarmi un cavolo. Faccio fatica a convincerlo che non so dove metterlo.
Novi Sad. Avrebbe meritato fermarci e dormirci, ma abbiamo preferito avvicinarci a Belgrado per avere piu tempo domani per viverla.
Il tempo sembra volgere al bello: oggi c'era quasi calso, a Novi Sad molti erano in maglietta a maniche corte.
Ieri e oggi abbiamo reincontrato le salite, brevi, ma faticose. Tutta l'Austria, la Slovacchia, l'Ungheria le abbiamo passate senza salite. Ora riprendono e ci dovrebbero accompagnare per
tutta la Serbia
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