giovedì 14 agosto 2014

BHAIRON GHATTI 16.5.2014

Dopo Uttarkashi la valle incomincia lentamente a salire: da 1.100 metri di Uttarkashi dobbiamo arrivare ai 3.150 di Gangotri e ai 3.900 di Gaumukh.
Il primo giorno ci fermiamo a Bhatwari: lungo la strada avevamo visto molti posti dove dormire, tutti aperti ma senza neanche un cliente, per cui pensavamo che in questa piccola cittadina avremmo trovato diversi alberghi. Invece siamo riusciti a identificarne solo uno, abbastanza ridotto male: probabilmente quest'anno eravamo i primi clienti. Mentre ci riposavamo un po, è arrivato un violento acquazzone, e quando siamo usciti le strade erano completamente piene di pozzanghere:  bisognava fare molta attenzione a non farsi inzuppare dagli schizzi dei mezzi che passavano.
Qui abbiamo avuto la piacevole sorpresa di trovare una baracca che oltre al cibo piccante e speziato, faceva i MOMO, delle specie di ravioloni, cotti al vapore, che sono tipici del Nepal e Tibet.
Proseguendo la vallata si restringe e si trovano meno villaggi. Il giorno successivo, a mangiare ci fermiamo nel chiosco che c'è vicino al ponte di Dabrani: pensavamo fosse un villaggio ed invece c'è solo il ponte ed una baracca dove fanno anche qualcosa da mangiare.
Improvvisamente la strada non segue il corso del fiume, ma si inerpica su per la montagna, per superare una profonda golo del fiume stesso. Siamo stanchissimi, questa lunga salita per arrivare a Sukhi, il primo villaggio dove forse c'è possibilità di dormire, non ci voleva: dal basso vediamo la lunga serie di tornanti che ci aspettano. Mentre camminiamo lentamente, ci supera un mulattiere, con i suoi due muli, il quale ci fa cenno di seguirlo: ci porta verso una scorciatoia, la mulattiera che c'era una volta, prima che fosse costruita la carrozzabile. E' più ripida, ma fa risparmiare molta strada.
Sukhi è un villaggio a 2.500 mt arroccato sul pendio della montagna. Poverissimo. La carozzabile  passa al suo bordo superiore, e qui ci sono due/tre alberghi per i pellegrini diretti a Gangotri. Nel posto dove dormiamo conosciamo Nike, un signore di Calcutta, sui 50 anni. E' qui con moglie e figlia, che ci presenta; conosce e saluta tutti. Parliamo di varie cose, conosce molto bene l'Europa senza esserci mai stato. Gli chiedo che lavoro fa, ma è molto vago. In questo periodo in India ci sono le elezioni e la gente si appassiona a questo, ci sono sostenitori di Raul Gandhi (figlio di Sonia Gandhi) ma soprattutto sostenitori di Modi (che poi vincerà le elezioni). Anche sulla sua appartenenza politica non si sbilancia. E' comunque gentilissimo: ci aiuta a farci capire dal cuoco per prepararci qualcosa di commestibile per noi.
Dopo Sukhi c'è una lunga discesa per riportarci al livello del fiume; e al mattino dopo troviamo tre ragazzini che stanno andando a scuola a Jhala e ci indicano la scorciatoia da prendere, più ripida ma più corta della strada.
Poco prima di Bhairon Ghatti la vallata si restringe in maniera impressionante: il fiume scorre dentro un canyon dalle pareti strettissime. La strada è circa 400/500 mt sopra il fiume e l'acqua si vede scorrere in basso, incassata tra due pareti quasi verticali.
Su dei ponti altissimi si attraversano alcuni affluenti: ci si chiede come facevano una volta i pellegrini a raggiungere la sorgente, e a quali rischi andavano incontro.
Bhairon Ghatti non è un villaggio: c'è solo un tempio, una locanda malridotta, qualche baracca per il the. Si ferma qualche pulmino carico di pellegrini e subito gli inservienti dei chioschi del the cercano di accapararsi i clienti. Fa freddo: è a 2.770. Poichè tanti clienti non ce ne sono, i ragazzi si scaldano giocando a criket lungo la strada: usano un comune bastone e la palla ogni tanto si sfalda e devono continuamente risistemarla. Hanno tutti delle semplici ciabatte, ma corrono meglio dei nostri ragazzi con le scarpe.








Jadh Ganga vicino a Bhairon Ghatti: attraverso la valle di questo affluente della Bhagirathi, Heinrich Harrer, l'alpinista tedesco che raccontò le sue avventure nel libro SETTE ANNI IN TIBET, scappò dall'India verso il Tibet. Da qui il confine con il Tibet è a circa 10/15 km.





La valle del fiume Bhagirathi (affluente del Gange)

La mamma sta lavorando nei campi

Lavoratori lungo la strada

Baracche di pali e teli di plastica
Sadhu nella baracca del the vicino al ponte di Dabrani

Sadhu a Dabrani

Il bagaglio del Sadhu

Montagne sui 5.000 sopra Sukhi

Il villaggio di Sukhi

Studenti di Sukhi, vanno a scuola a Jhala, sono circa 6/7 km e 500 mt di dislivello. Ci hanno accompagnato per una scorciatoia (a piedi)

Jhala: al mattino porta a pascolare le sue vacche

Dopo Dharali la strada è allagata: bisogna guadare. Ci siamo tolti scarpe e calze e siamo passati. Poi ci siamo asciugati i piedi con il gambale del calzino.

Valle della Bhagirathi dopo Dharali



Bhairon Ghatti : la locanda dove abbiamo dormito

Bhairon Ghatti: la camera della locanda

Bhairon Ghatti: il bagno

Bhairon Ghatti:la cucina del ristorante

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