KEDARNATH 27 MAGGIO 2014
IL TERZO TEMPIO
Lo scorso anno, all'incirca nella zona che abbiamo percorso a piedi, ci sono state disastrose alluvioni, dovute alle piogge torrenziali portate dal monsone.
In questa zona i monsoni con le loro pioggie arrivano circa all'inizio di luglio. Lo scorso anno sono arrivati a metà giugno, con circa due settimane di anticipo.
La violenza, l'eccezzionalità e la quantità delle precipitazioni ha colto tutti impreparati. L'enorme e improvvisa massa d'acqua ha provocato frane, alluvioni, ha divelto ponti, distrutto strade e soprattutto ha distrutti paesi e villaggi.
Si pensa che abbia provocato tra le 5.000 e le 10.000 vittime: non sono riusciti a quantificarle, poichè moltissimi sono lavoratori stagionali, non censiti o registrati.
I quattro templi e le cittadine che sono sorte attorno a loro, sono aperti e abitate solamente d'estate, da lavoratori stagionali. D'inverno è tutto chiuso, coperto da metri di neve.
La cittadina di Kedarnath è completamente distrutta, metà è stata spazzata via da una frana di sassi, l'altra metà è tutta pericolante.
Si è salvato il tempio: un enorme masso, grande come una casa di quattro appartamenti, lo ha protetto dai sassi sparati dalla corrente contro tutte le altre case.
.
Dopo Ghuttu, abbiamo risalito la valle del fiume Mandakini, alla cui sorgente c'è Kedarnath.
L'ultimo villaggio al quale si può arrivare con l'autobus è Somprayag.
Da qui si può proseguire con dei fuoristrada fino a Guari Khund, distante circa 7 km . Anche questo paese è stato semi distrutto dall'alluvione, però una parte si è salvata, compreso alcuni alberghi. Abbiamo preso alloggio presso uno di questi alberghi e ci siamo accordati con l'albergatore per la cena, riso con verdure, che ci sarebbe stata preparata in una baracca poco distante.
Probabilmente il cuoco non ha capito niente e per cena ci siamo trovati due patate a testa, semi crude, condite con la solita speziatissima salsa. Poichè non si può camminare mangiando solo due patate, ho chiesto un po di riso. Ci hanno portato una tazzina di riso, scondito. Non avevano altro.
Il giorno dopo dovevamo salire a Kedarnath : circa mt 1500 di dislivello e 18 km di strada.
Durante la notte mi sono svegliato diverse volte, chiedendomi come avremmo fatto a salire a stomaco vuoto.
Confidavo di torvare, lungo la salita, dei chioschi del the, dove mangiare qualcosa: l'alluvione ha portato via tutto.
Fortunatamente il governo e la croce rossa hanno pensato di venire in aiuto ai pellegrini: ogni cinque km hanno allestito dei posti di ristoro. Siamo arrivati nel primo di questi posti ristoro, senza sapere cosa fosse: diversa gente era ferma e mangiava. Mentre cercavamo di capire qualcosa, un poliziotti si è avvicinato e molto gentilmente ci ha spiegato tutto, invitandoci a prendere qualcosa da mangiare. C'era una sola cosa: una specie di crema dolce, anche troppo, però molto energetica: quello che serviva a noi.
Per arrivare a Kedarnath ci abbiamo impiegato 8 ore.
Quello che abbiamo visto era un paese semidistrutto, in mezzo ad una distesa di sassi, come fosse sul greto sassoso di un fiume..
Il tempio si è salvato, ma di pellegrini ce ne sono pochi. Dentro il tempio non si può fotografare. E' diviso in stanze, e nella stanza principale si venera una grossa pietra, tutta coperta di olio, burro e petali di fiori.
La pietra è la rappresentazione dei quarti posteriori di un bufalo, sotto le cui sembianze si era trasformato il dio Shiva per sfuggire ai fratelli Pandava.
Un sacerdote che mi seguiva in maniera asfisciante, affinchè facessi una puja (e pertanto gli facessi un'offerta), insisteza affinche toccassi questa pietra unta di burro e olio e poi mi segnassi la fronte con questo grasso. Poichè io non lo facevo, ci pensò lui a prendere del grasso e a farmi tre striscie orrizontale sulla fronte.
Per il pernottamente il governo ha predisposto una tendopoli, con sacchi a pelo militari.
Abbiamo dormito con altri 17 indiani dentro una di queste tende, gente molto cordiale e curiosa, onorata di averci insieme a loro.
Per proteggermi dal freddo, sono entrato nel sacco a pelo vestito con tutto quello che avevo a disposizione. Poichè questo non bastava, ho preso il mio sacco a pelo e l'ho inserito in quello militare, e tutto vestito, con due sacchi a pelo sono riuscito a non avere troppo freddo.
IL TERZO TEMPIO
Lo scorso anno, all'incirca nella zona che abbiamo percorso a piedi, ci sono state disastrose alluvioni, dovute alle piogge torrenziali portate dal monsone.
In questa zona i monsoni con le loro pioggie arrivano circa all'inizio di luglio. Lo scorso anno sono arrivati a metà giugno, con circa due settimane di anticipo.
La violenza, l'eccezzionalità e la quantità delle precipitazioni ha colto tutti impreparati. L'enorme e improvvisa massa d'acqua ha provocato frane, alluvioni, ha divelto ponti, distrutto strade e soprattutto ha distrutti paesi e villaggi.
Si pensa che abbia provocato tra le 5.000 e le 10.000 vittime: non sono riusciti a quantificarle, poichè moltissimi sono lavoratori stagionali, non censiti o registrati.
I quattro templi e le cittadine che sono sorte attorno a loro, sono aperti e abitate solamente d'estate, da lavoratori stagionali. D'inverno è tutto chiuso, coperto da metri di neve.
La cittadina di Kedarnath è completamente distrutta, metà è stata spazzata via da una frana di sassi, l'altra metà è tutta pericolante.
Si è salvato il tempio: un enorme masso, grande come una casa di quattro appartamenti, lo ha protetto dai sassi sparati dalla corrente contro tutte le altre case.
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Dopo Ghuttu, abbiamo risalito la valle del fiume Mandakini, alla cui sorgente c'è Kedarnath.
L'ultimo villaggio al quale si può arrivare con l'autobus è Somprayag.
Da qui si può proseguire con dei fuoristrada fino a Guari Khund, distante circa 7 km . Anche questo paese è stato semi distrutto dall'alluvione, però una parte si è salvata, compreso alcuni alberghi. Abbiamo preso alloggio presso uno di questi alberghi e ci siamo accordati con l'albergatore per la cena, riso con verdure, che ci sarebbe stata preparata in una baracca poco distante.
Probabilmente il cuoco non ha capito niente e per cena ci siamo trovati due patate a testa, semi crude, condite con la solita speziatissima salsa. Poichè non si può camminare mangiando solo due patate, ho chiesto un po di riso. Ci hanno portato una tazzina di riso, scondito. Non avevano altro.
Il giorno dopo dovevamo salire a Kedarnath : circa mt 1500 di dislivello e 18 km di strada.
Durante la notte mi sono svegliato diverse volte, chiedendomi come avremmo fatto a salire a stomaco vuoto.
Confidavo di torvare, lungo la salita, dei chioschi del the, dove mangiare qualcosa: l'alluvione ha portato via tutto.
Fortunatamente il governo e la croce rossa hanno pensato di venire in aiuto ai pellegrini: ogni cinque km hanno allestito dei posti di ristoro. Siamo arrivati nel primo di questi posti ristoro, senza sapere cosa fosse: diversa gente era ferma e mangiava. Mentre cercavamo di capire qualcosa, un poliziotti si è avvicinato e molto gentilmente ci ha spiegato tutto, invitandoci a prendere qualcosa da mangiare. C'era una sola cosa: una specie di crema dolce, anche troppo, però molto energetica: quello che serviva a noi.
Per arrivare a Kedarnath ci abbiamo impiegato 8 ore.
Quello che abbiamo visto era un paese semidistrutto, in mezzo ad una distesa di sassi, come fosse sul greto sassoso di un fiume..
Il tempio si è salvato, ma di pellegrini ce ne sono pochi. Dentro il tempio non si può fotografare. E' diviso in stanze, e nella stanza principale si venera una grossa pietra, tutta coperta di olio, burro e petali di fiori.
La pietra è la rappresentazione dei quarti posteriori di un bufalo, sotto le cui sembianze si era trasformato il dio Shiva per sfuggire ai fratelli Pandava.
Un sacerdote che mi seguiva in maniera asfisciante, affinchè facessi una puja (e pertanto gli facessi un'offerta), insisteza affinche toccassi questa pietra unta di burro e olio e poi mi segnassi la fronte con questo grasso. Poichè io non lo facevo, ci pensò lui a prendere del grasso e a farmi tre striscie orrizontale sulla fronte.
Per il pernottamente il governo ha predisposto una tendopoli, con sacchi a pelo militari.
Abbiamo dormito con altri 17 indiani dentro una di queste tende, gente molto cordiale e curiosa, onorata di averci insieme a loro.
Per proteggermi dal freddo, sono entrato nel sacco a pelo vestito con tutto quello che avevo a disposizione. Poichè questo non bastava, ho preso il mio sacco a pelo e l'ho inserito in quello militare, e tutto vestito, con due sacchi a pelo sono riuscito a non avere troppo freddo.
LA VALLE DEL FIUME MANDAKINI, VERSO KEDARNATH |
VALLE DELLA MANDAKINI : LAVORI AGRICOLI |
LAVAGGIO DEI PIATTI E TEGAMI |
IL SENTIERO VERSO KEDARNATH |
KEDARNATH: POSTO DI RISTORO ALLESTITO DAL GOVERNO |
MONTAGNE ATTORNO A KEDARNATH: KEDARNATH PEAK E ALTRE, INTORNO AI 6.900 MT |
KEDARNATH, MT 3.900 |
KEDARNATH: I SEGNI DELLA FRANA DI SASSI PROVOCATA DALL'ALLUVIONE MONSONICA DEL 2013, CHE HA COMPLETAMENTE DISTRUTTO LA CITTADINA |
KEDARNATH: IL TEMPIO. QUESTA E' LA TERZA SORGENTE SACRA DEL PELLEGRINAGGIO CHAR DHAM YATRA |
KEDARNATH: SI DORME IN TENDE FORNITE DALL'ESERCITO. TUTTI LE ABITAZIONI, ALBERGHI, RISTORANTI SONO STATI DISTRUTTI O RESI INUTILIZZABILI DALL'ALLUVIONE DEL 2013 |
KEDARNATH ATTORNIATA DA MONTAGNE SUI 6.000 METRI |
KEDARNATH: SIAMO A MT 3.900, NELLA TENDOPOLI CI SI SCALDA ATTORNO AD UN FUOCO |
SADHU SULLA STRADA PER KEDARNATH |
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